Intervista a Maurizio Martellini
13 Luglio 2012Neutroni e idrogel per contrastare i tumori
21 Marzo 2021Ha avuto successo sulla piattaforma Internet www.backtowork24.com la recente campagna di crowdfunding (lanciata peraltro in piena crisi coronavirus) per una invenzione pensata anche grazie a studiosi comaschi. Si chiama Neutron Brush ed è un apparato innovativo per la radioterapia intra-operatoria ?nalizzata alla cura dei tumori di tipo solido. Lo ha realizzato TheranostiCentre, start up che vede il ?sico dell’Università dell’Insubria Maurizio Martellini come direttore scientifco.
«La nostra tecnica – spiega lo scienziato lariano che tuttora insegna a Como con lezioni in presenza ma soprattutto a distanza – gode di tre brevetti, due europei e uno italiano, e un quarto è in fase di avanzata elaborazione. Il nostro sistema utilizza fasci di neutroni, per irradiare una più ampia e profonda gamma di tumori. Le modalità attuali di irraggiamento richiedono un trattamento terapeutico quotidiano per 5/6 settimane continuative. Trasportare questi pazienti che hanno un sistema immunitario meno e?ciente durante un’epidemia, come l’attuale di coronavirus, signi?ca esporli in maniera preoccupante a possibili contagi. La nostra invenzione consente una sola irradiazione e non le 20-30 irradiazioni richieste con le apparecchiature esistenti».
In questo caso la ?sica subatomica permette una riconversione della tecnologia ?nalizzata a scopi bellici per guarire i malati e dal punto di vista etico è un grande risultato: la vittoria della medicina sull’arte della guerra. Dove la guerra si fa al nemico invisibile che è il tumore. «Mi sono sempre occupato di disarmo e armamenti di distruzione di massa – dice Martellini – e nel 2016 quando ho contribuito a varare la Di Lorenzo Morandotti 23 Settembre 2020 Fasci di neutroni per uccidere i tumori Home – Notizie locali – Sanità – Fasci di neutroni per uccidere i tumori 031.337788 redazione@corrierecomo.it . . . HOME NEWS VIVICOMO PRIMO PIANO CHI SIAMO PUBBLICITÀ HOME NEWS VIVICOMO PRIMO PIANO CHI SIAMO PUBBLICITÀ startup, nata come “spin off” dell’Università dell’Insubria, l’idea vincente è stata utilizzare una sorgente di neutroni come quelle che vengono utilizzate per dare il via alla fusione in una bomba termonucleare».
Qui tuttavia non si vuole spazzar via vite umane ma cellule tumorali killer.
«Un grosso vantaggio di questa tecnologia – dice il professor Martellini – è che rispetto alla radioterapia tradizionale irradia il letto tumorale che si crea dopo la rimozione chirurgica della massa tumorale principale. Il nostro dispositivo usa un fascio di neutroni generato da un plasma deuterio-deuterio che permette di trasferire più energia sulle cellule tumorali ed è 20 volte più e?ciente di tutte le altre forme di irradiazione. In sintesi l’apparato permetterà di trattare una più ampia gamma di tumori e più in profondità, ?no a 8 centimetri».
Finita la raccolta fondi sulla piattaforma backtowork24, che in tutto ha fruttato circa 280mila euro (andranno detratte le spese) ora occorre fare sul serio e si è in una fase cruciale, quella che porta dal progetto alla sala operatoria. Per arrivare al prototipo occorre un altro mezzo milione di euro, l’apparato sarà pronto entro tre anni ma si spera di poter bruciare le tappe e arrivare anche a un anticipo sostanzioso, e così presto potranno partire i test in un laboratorio dell’Enea nel suo centro di Brasimone nell’Appennino tosco-emiliano in un apposito bunker opportunamente schermato e con tutti i crismi della sicurezza necessari per questo genere di analisi.
«L’apparato promette bene – dice Martellini – permetterà di trattare una più ampia gamma di tumori e più in profondità. Siamo alla fase di progettazione esecutiva del prototipo e per questo abbiamo ingaggiato il migliore ricercatore americano su questo tipo di generatori, Ka-Ngo Leung. Si è messo all’opera per i disegni ai primi giorni dello scorso mese di agosto. E sono partiti i colloqui con i ricercatori dell’Enea per i test da programmare al Brasimone. Dato che è una apparecchiatura radiogena, occorre lavorare con apposite schermature dentro un bunker e il sito in provincia di Bologna è quel che ci occorre. La base operativa di tutto il progetto rimarrà comasca, presso la Fondazione Alessandro Volta». Un genio della ?sica, guarda caso. «Per arrivare al prototipo dovremo farci carico di tutta una serie di componenti, come generatori e pompe a vuoto e stiamo procedendo alla stesura di un completo business plan industriale – dice Martellini – Vogliamo invitare ai test i maggiori consulenti scienti?ci delle aziende internazionali e multinazionali che operano in questo settore dell’industria medica».
Quanto intende essere competitivo sul mercato questo vostro nuovo prodotto? «Intende essere leggero, trasportabile e adattabile a un robot in sala operatoria.
Costo massimo di un milione di euro, per un peso complessivo comprese le schermature di pochi quintali. Il nostro apparato non esiste sul mercato, ce ne sono altri che sparano fotoni o elettroni ma noi spariamo neutroni, non occorrono apparecchiature grandissime o costosissime. La componente essenziale del nostro acceleratore di neutroni è lunga mezzo metro, larga quaranta centimetri ed è un cilindro del peso netto di 25 chili, ovviamente senza le opportune schermature che aumentano il peso complessivo. Siamo di fronte a un apparato inedito e rivoluzionario perché nessuno ha mai pensato a usare in questa forma i neutroni. Abbiamo messo a frutto le conoscenze di esperienze come la mia sul disarmo nucleare: sapevo che esistevano generatori di neutroni compatti per bombe a fusione e li abbiamo adottati. È un po’ come essere passati dalle auto elettriche dei primi decenni del Ventesimo secolo, con batterie al piombo molto pesanti, alle auto elettriche di oggi.
La radiazione neutronica ha però importanza soprattutto perché ha un alto potere penetrante e riesce a uccidere cellule tumorali a una profondità elevata, più di altri sistemi, ?no a otto centimetri. È la rivisitazione di una radioterapia moderna ma con un fascio di radiazioni diverso e ha vantaggi rispetto alla radioimmunoterapia che si esercita oggi». «Insomma – conclude Martellini – con questo prototipo intendiamo portare i neutroni in sala operatoria».
Di Lorenzo Morandotti – Corriere di Como